La conseguenza di politiche sbagliate
Seppur scontato, ci sembra opportuno ribadire che produrre in Italia e in Europa significa rispettare rigide e ben radicate norme sui sistemi di qualità, sulla tutela dei diritti del lavoro, della sicurezza e dell'ambiente. Nel rispetto di queste norme, le nostre aziende sostengono costi molto più alti rispetto ai competitors extraeuropei, per questo è doveroso dare merito al Ministero aver tenuto in considerazione un aspetto che fino ad oggi sembrava penalizzarci. Peccato che lo strumento incentivante individuato sia stato facilmente raggirato da aziende che tutto fanno, tranne che sostenere la crescita economica del nostro Paese e dell'UE. Viviamo una fase in cui è ancora il prezzo a determinare la scelta da parte del cliente finale, un prodotto realizzato fuori dall'Europa avrà sempre un vantaggio in più rispetto ai nostri manufatti, con o senza l'incentivo del dieci percento. Nel frattempo, pur di tutelarci, abbiamo dovuto necessariamente indirizzare parte dei nostri utili a un'ulteriore certificazione, anzichè destinarli a altri seppur minimi investimenti sulle innovazioni di prodotto o di processo; innovazioni che purtroppo lasciano il tempo che trovano, considerando l'alta percentuale di riproducibilità e la scarsa tutela sui nostri manufatti. Non sarebbe forse stato opportuno individuare strumenti che agevolino il fare impresa in Italia, anzichè incentivare l'acquisto di moduli che hanno un bollino in più? In tutto questo, e evidente l'assenza di una politica energetica lungimirante, capace di considerare le rinnovabili, come un bene strumentale alla produzione di altri manufatti, in grado di abbassare i costi per le aziende di tutti gli altri settori e di far ripartire un'economia osteggiata quotidianamente da consuetudini poco chiare e fuori dalla logica di un'asuspicabile concorrenza perfetta!
Rocco Dimasi
Tratto da Photon : Lettere alla Redazione