Il valore del made in Italy: la voce di chi nonostante tutto continua a crederci



C’è stato un tempo in cui la Basilicata passava per una delle regioni più povere e depresse dell’Italia quando, dagli scranni di Montecitorio, la relazione dell’inchiesta parlamentare sulla miseria sembrava ammonire e richiamare le Istituzioni ai suoi doveri: era solo il 1953 e di lì a poco sarebbero arrivati i grandi gruppi industriali del polo chimico italiano. La grande illusione, però, specie in Val Basento è durata diversi decenni prima di lasciare una generazione frustrata e inerme davanti agli scheletri degli insediamenti industriali e di paesaggi violentati. Eppure, da qualche anno c’è qualcosa di nuovo sotto il Sole e proprio grazie al Sole.
La nostra è un’azienda 100% green e 100% lucana che, grazie a una lucida utopia, nel 1998 decide di puntare proprio su questo difficile territorio per realizzare un coraggioso progetto: produrre moduli fotovoltaici ad alta efficienza. Nell’arco di un decennio investe sui propri capitali prima, e sugli utili dopo, sceglie i suoi collaboratori e li forma, trasformandoli in tecnici altamente professionalizzati, realizza una struttura industriale che oggi ha 40 addetti (età media 30 anni), si avvale delle migliori tecnologie presenti sul mercato mondiale e, nell’arco di un biennio, raddoppia la capacità produttiva (oggi di 50 MW/a). L’obiettivo è produrre guardando al mercato italiano, ma soprattutto a quello estero, posizionando i moduli ai primi posti in Europa, quali eccellenze del settore per qualità, ricerca continua e tecnologie innovative utilizzate.
La fusione tra conoscenze su materiali polimerici e semiconduttori e quelle dei produttori di vetro ha reso possibile, ad esempio, la realizzazione di un’innovativa finestra solare, una superficie fotovoltaica altamente efficiente e completamente integrabile che ben risponde alle esigenze del mercato europeo e che consentirà di progettare strutture capaci di autoalimentare elettricamente uffici o edifici residenziali. Grazie a una vetrocamera da 36 mm di spessore con notevole robustezza e resistenza meccanica, contenente una facciata esterna composta da celle fotovoltaiche stratificate tra due vetri temprati e una lastra interna per migliorare l’isolamento termico degli ambienti, le soluzioni di utilizzo potranno essere molteplici: dagli infissi come finestre o porte di qualsiasi dimensione a facciate continue di palazzi.
La sostenibilità ambientale e la riqualificazione edilizia sono temi molto attuali per la politica e le Istituzioni, ma ancora più cari alla popolazione. In quest’ottica le sfide da cogliere sono due: creare sistemi capaci di superare i limiti degli impianti attuali e puntare sull’integrabilità architettonica, spingendo costantemente verso l’innovazione.
Insomma, le potenzialità ci sono tutte, quello che manca sembra piuttosto la sensibilità politica legata alle rinnovabili in generale, e al fotovoltaico in particolare, e la capacità di guardare alla green economy, come risposta efficace alla fluttuazione delle fonti di energia tradizionali, alla sostenibilità ambientale e alla possibilità di crescita economica, in un territorio come quello italiano segnato da fragilità tettonica.
Uno dei primi effetti della riduzione degli incentivi alle rinnovabili si è concretizzato in una pioggia di disdette degli ordini. Inoltre, una voluta cattiva comunicazione ha maldisposto la popolazione nei confronti delle energie rinnovabili: gli italiani ignorano che gli incentivi non provengono da tasse, ma da un fondo derivante da un addizionale in bolletta che si accumula da parecchi anni e che non è mai stato utilizzato per questo scopo.
Non vogliamo comunque perdere la fiducia. Nell’ultimo biennio abbiamo investito dai nostri utili 6,5 milioni di Euro, in un settore che abbiamo sempre creduto essere strategico per il nostro Paese e che, dopo i recenti accadimenti in Giappone, lo sarà per l’intera Europa, Italia esclusa. Sarebbe illogico pensare di compensare la caduta dell’occupazione con la cassa integrazione! Paradossalmente costerebbe più degli incentivi e sarebbe una decisione in contrapposizione con le politiche economiche attualmente in corso.
Nonostante il quadro legislativo non supporti adeguatamente investimenti e crescita nelle rinnovabili, il treno della green economy corre veloce. C’è ancora chi resta a guardare in attesa di prendere la prossima corsa, ma potrebbe essere tardi: arrivare primi e arrivare in tempo farà la differenza se non nel mercato italiano in quello europeo e mondiale. (Carmine Dimasi, Eosolare) Il sole a 360°, 5/4/2011